La webcam di Castelluccio ha una storia da raccontare. Per circa 10 anni, ogni giorno, ha mostrato nel web gli straordinari colori dei piani fioriti ed il silenzio del paese innevato. È divenuta un punto di riferimento per gli amanti di questi luoghi, una finestra virtuale per ammirare il paesaggio di quest’angolo suggestivo dell’Umbria e dei Monti Sibillini.
Ha creato negli anni un collegamento con la propria terra per chi era lontano, un modo per scoprire le bellezze di questi luoghi per chi ancora non c’era mai stato, una finestra attiva da tenere nel desktop per chi non poteva fare a meno di ammirare l’alba dal Monte Vettore.
La webcam è stata, innanzitutto, una sfida tecnologica per l’assenza di connettività e di energia elettrica. Ma, soprattutto, un’esperienza di vita, di relazioni con la comunità locale, un modo per mostrare nel web questo “piccolo Tibet” con il paese arroccato su un colle a 1.452 metri sul livello del mare, che si erge sul Pian Grande e scruta da secoli i ripidi pendii del Monte Vettore e la strada delle Fate, quella antica frattura sui costoni del Vettore che ci ha ricordato che la Terra è viva e ogni tanto si scuote.
Già, il terremoto. La terribile scossa del 30 ottobre 2016 ha ridotto in macerie il paese, la chiesa, i vicoli, le scritte in dialetto sui muri, le strade di accesso. Gli abitanti sono stati allontanati dalla zona rossa, l’intero paese è rimasto isolato, inaccessibile. E anche lei, la webcam, ha subito dei danni: uno dei moduli solari e anche l’hardware si sono danneggiati. Per alcune settimane ha comunque continuato a trasmettere immagini, rimanendo a guardia del paese. Sentinella nei rigidi inverni e nelle temibili bufere di neve, anche lei, però, stavolta si è dovuta arrendere allo scuotimento della terra.
Siamo riusciti a raggiungerla poco dopo il sisma per strade secondarie, abbiamo riparato sul posto alcuni dei componenti per continuare a trasmettere immagini, per mostrare non tanto il paese ferito, ma la voglia di rinascere, di tornare a rivivere al più presto questi luoghi. Leggi la storia sul Corriere della Sera e Umbria24.